La prima cosa che mi è venuta in
mente, guardando l'introduzione di The Last Door, è stata: Sword &
Sworcery. La seconda, durante la musica nei titoli di testa: Jim
Guthrie non è più il king del genere. Ma andiamo con ordine. Creata
dalla software house iberica the game kitchen,
e finanziata con una campagna crowdfunding di poche pretese,
The Last
Door è un'avventura horror punta e clicka dall'inequivocabile sapore
vintage, nell'aspetto e nelle meccaniche. Abbiamo quindi pixel
grandi, anzi enormi a delineare ambienti e personaggi;
un'interfaccia, composta da una barra dell'inventario dove si
collocano gli oggetti raccolti, e un puntatore per
camminare/evidenziare gli hot-sposts in giro per gli ambienti.
Quattro sono gli elementi che rendono
assai rilevante il gioco di the game kitchen:
1) La serializzazione dell'avventura in
capitoli, a mò di serial via cavo.
2) La modalità free to play che
permette di usufruire del capitolo precedente a quello appena
pubblicato.
3) Una colonna sonora incredibile, a
opera di Carlos Viola, scaricabile gratuitamente (!) a
quest'indirizzo.
4) Un'atmosfera che, considerati i
limiti tecnici, è un autentico miracolo di scrittura e direzione
artistica.
Ovvero, emozionarsi davanti a un cervo
morto nel bosco, un pasticcio di pixel ocra e maròn decifrabili a
fatica, e chiedersi come diavolo abbiano fatto.
The Last Door racchiude pregi e difetti
di un genere dato per spacciato fin dal crepuscolo dell'era Lucas:
sospendere l'incredulità è basilare per proseguire in scioltezza,
se non volete chiedervi per quale motivo dovreste mettervi in tasca
uno schifosissimo corvo sanguinolento e moribondo. Le soluzioni naif
si alternano ad altre perfettamente logiche, propedeutiche al
districarsi della trama messa a punto per il giovine e malinconico
protagonista Devitt, vittima immemore di un patto scellerato stretto
con innominabili forze oscure. Gli enigmi predisposti portano
discrete ed immediate soddisfazioni, con gli elementi risolutivi
(quasi) sempre a portata di mano e un backtracking al minimo
sindacale. Se questo sia un bene o meno, dipende dalla vostra fame di
difficoltà: personalmente ho apprezzato l'immediatezza, il
videogioco moderno ha corrotto la mia capacità di contemplo© a suon
di frag, e se non soluziono le cose in tempi ragionevoli divento
irrequieto.
Nota per gli avventurieri provetti: la
curva di difficoltà è crescente. Si parte da un primo capitolo a
prova di fidanzata, fino ad un season finale decisamente più pepato. Come dicevo poc'anzi,The Last Door gode
di una direzione artistica pregevole: muovere i primi passi nella
location iniziale sprigiona un inesorabile effetto nostalgia, mentre
ancora siete scossi da un main theme capace di commuovere l'orecchio
più severo. Avanziamo nei corridoi, lanterna alla mano, assaporando
il distillato di tenebra incline allo spaghetto infartuante: e vi
assicuro che vi beccherete la vostra bella dose di spaventerelli. Non è
incredibile? Dei grossi blocchi di grafica raster possono fare paura.
Certo, prima c'è stato quell'altro gioco,
ma qui siamo su livelli ancor più minimali. Gli autori rivendicano
le loro creazioni grafiche nei titoli di coda: quadri, mobili,
oggetti delle ambientazioni vengono trattati alla stregua di piccole
opere d'arte, e quindi esposte e firmate. Sono minuscoli mondi
artigianali creati col sudore delle nocche e il cigolio delle
tendiniti da abuso di mouse. Sono dettagli che trasudano amore, sono le cose che amiamo vedere nei titoli indipendenti.
Sul versante narrativo gli sviluppatori
hanno attinto a piene mani da Poe e Lovecraft, ça va sans dire. Nel
primo capitolo Devitt scopre un gatto nero murato vivo in uno
scantinato: facile facile. Nel secondo capitolo una mefistofelica
citazione a Che fine ha fatto baby Jane? solletica il cinefilo e
costruisce altri piani di lettura. Potrebbe apparire pretestuoso:
Devitt attraversa il (suo) mondo horror come fosse un ipertesto
collegato a tutte le cose che piacciono agli autori, anche se con il
racconto a volte c'entrano poco. Io credo che invece si tratti di un gioco nel
gioco, una forma di ironia pop che dilaga in una forma di
intrattenimento di nicchia. Senza tirare in ballo i post-qualcosa: un
poP-pourri di grafica primordiale, musiche da brivido, cinema,
fumetto e letteratura weird è una pietanza estremamente salutare.
Oh, la season 1 di The Last Door è
terminata da poco, ma è prevista una season 2 in arrivo per
l'estate. Se volete finanziarla questo è il sito, lo stesso dove potete gustarvi gratuitamente i primi 3
capitoli. Il quarto capitolo non è stato ancora rilasciato in
modalità free to play, e si può acquistare a partire da un'offerta
di 1 miserabile euro.
Ultima nota: il gioco è giocabile
on-line previa installazione di Flash Player ed è tradotto in
italiano e in altre 8mila lingue tra cui l'esperanto (sic). L'ultimo
capitolo invece è fruibile solo in spagnolo e inglese, chissà
perchè.
Videte ne quis sciat.
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